La struttura Big Bambù al Mattatoio di Testaccio a Roma

 

Da circa un anno e mezzo è possibile visitare una struttura d'arte contemporanea presso l'ex-mattatoio di Testaccio a Roma, nell'ambito del MACRO Testaccio. E' una struttura di circa 30 metri d'altezza interamente fatta con canne di bambù provenienti da Bali ed intrecciate con cordini alpinistici (quindi completamente ecosostenibile come si dice oggi) Non a caso i due artisti, d'origine statunitense, Mike e Doug Starn l'hanno fatta costruire senza ponteggi da alcuni arrampicatori che hanno intrecciato il tutto. Presentata ad una mostra dell'ENEL d'arte contemporanea è stata successivamente donata dall'Ente al Comune.  La struttura, che fa parte di un progetto che ne vede altre costruite in altre parti del Mondo,  assomiglia effettivamente ad un grosso nido d'uccelli ed è illuminata di sera, creando forse un effetto visivo ancora più suggestivo. Perchè questa struttura è particolare? Perchè, come è noto, l'arte contemporanea ricerca sempre di più un aspetto importante nell'opera d'arte ma che solo da qualche decennio è divenuto sistematicamente oggetto di interesse e ricerca: l'interattività di un opera d'arte con il suo fruitore, spettatore o meno. E' ovvio che questo aspetto sia implicito nella storia dell'arte, per non dire dell'architettura. Tuttavia l'interattività è oggi concepita come vera e propria fruibilità da parte del visitatore. Insomma, oggi non è difficile imbattersi in opere d'arte che chiedono espressamente che il visitatore entri letteralmente dentro l'opera stessa. Ecco, se questo aspetto è cruciale nell'arte contemporanea, la struttura di Big Bambù ne è un esempio particolarmente riuscito. Previa liberatoria da firmare e meglio se dotati di calzature chiuse con suola adatta (tipo scarpe da ginnastica), senza pagare biglietto, potete salire su una doppia scala ad elica ricavata all'interno (sempre di bambù ovviamente) e raggiungere la sommità di questa scultura, da cui si gode un bel panorama su una Roma un pò periferica ma con un colpo d'occhio sempre piacevole. Inutile dire che se gli artisti volevano il pieno coinvolgimento del visitatore ci sono riusciti in pieno. Non dico che rischiate la fila ma comunque è sempre pieno di gente che vuole salire ed i primi a divertirsi sono proprio i bambini che, accompagnati dagli adulti, dimostrano, se ce ne fosse bisogno, una sacrosanta verità: i bambini s'annoiano molto di più nei musei tradizionali ma li vedrete sempre incuriositi di fronte a molte opere d'arte contemporanea. I due artisti, nella progettazione, hanno pensato prorprio a tutto: a circa 20 metri s'apre una specie di terrazza panoramica con tavolinetto e divano (sempre in bambù) e a lato delle scale noterete, se fate attenzione, delle specie di poltrone su cui appoggiarsi e mirare la struttura dal basso verso l'alto. Chiude in alto un minuscolo terrazzino sul quale possono sostare due-tre persone alla volta e quindi sarà tutto un fair-play tra visitatori che salgono e scendono. Aggiungete un pizzico di attenzione necessario sul terreno un pò inclinato delle canne che danno una sensazione di precarietà (solo sensazione perche sono solidissime) e un minimo di senso del vuoto per avere il quadro di un'esperienza coinvolgente al massimo, una piccola avventura in città. In una parola: la fruibilità è stata centrata in pieno. Da vedere o meglio da provare.

Una disamina accurata dell'opera e foto la trovate qui, mentre, per chi volesse approfondire il succoso riferimento sul tema dell'interattività e fruibilità dell'opera d'arte, consiglio questa lettura.

Alcune mie foto della struttura, dall'esterno e durante la salita: