Paolo Fresu insieme ad Uri Caine all'Auditorium di Roma

 

Un concerto ambiguo ma molto bello quello di Fresu e Uri Caine all'Auditorium di Roma. Accanto alla ripresa di alcuni brani dal loro lavoro Things hanno presentato brani dal loro ultimo lavoro Think. E qui la sorpresa di un accompagnamento da parte di un quartetto d'archi (Alborada) che naturalmente dona un tocco classico al tutto. Tuttavia, l'insieme è apparso piuttosto amalgamato, con toccanti punte di liricità (come nel rifacimento del Lascia che io pianga di Haendel) o di puro tenore jazzistico come nella accelerata versione nel bis di 'A night in Tunisia' o altri standard (come Doxy). L'unico appunto è l'eccessivo uso della sordina, per cui il suona puro della tromba lo si è sentito solo al bis, mentre sull'uso del flicorno nulla da eccepire.

Uri Caine a mio avviso straordinario: duro, veloce e ricco di trovate non solo tecniche. Mano sinistra a sostituire la linea del basso e oltre. Nel complesso una serata veramente gradevole. Qualcuno potrebbe avere a che ridire per questi accostamenti ma l'equilibrio tra tradizione (data dall'esecuzione degli standards) ed esperimento (data dal quartetto d'archi o nella scelta di alcuni temi tra cui uno di Monteverdi) mi sono sembrati comunque mantenuti. Alla fine ha vinto solo la musica. La collaborazione tra i due è di lunga data e potete vedere una recensione di un precedente concerto dato sempre all'Auditorium.

Di seguito un video con i due ad un Jazz Festival che eseguono l'aria di Monteverdi fatta anche all'Auditorium.