Escarpit e la sociologia della letteratura

 

Escarpit non è molto conosciuto, tant'è che il rimando è alla Wikipedia francese, dato che in Italia una ricerca su Google non darà molti frutti. Sociologo, esperto di letteratura e della sociologia della letteratura, ha scritto cose interessanti. E' stato anche militante della sinistra  francese ma non è stato mai molto citato nell'ambito della sinistra italiana.

Bando alle polemiche e vediamo una sintesi di cosa dice questo suo libro:

.."Il gruppo sociale che possiede l'identità letteraria più netta è il gruppo culturale...". Segue una serie di considerazioni, che, sviluppate per l'opera letteraria, possono però essere applicate benissimo alla produzione culturale in generale.

In sostanza, Escarpit sostiene che coloro che appartengono al mondo della cultura sono coloro che "...hanno ricevuto una formazione intellettuale e un'educazione estetica tanto potente da avere la possibilità di esercitare un giudizio letterario personale e che abbiano abbastanza tempo libero per leggere e dispongano delle risorse necessarie per acquistare regolarmente dei libri..."

Escarpit poi sostiene che tale ceto è potenzialmente letterato, anche se non esercita questa facoltà. Inoltre, considera che un tempo tale gruppo corrispondeva all'aristocrazia, identificandosi in seguito con la borghesia colta, ricevendo attualmente il contributo dei lavoratori intellettuali (soprattutto classe insegnante) e di coloro che lavorano in ambito artistico.

Tale gruppo forma il circolo di provenienza dei letterati, mentre per il resto del popolo esiste un circuito "popolare" che è rivolto a coloro che si possono permettere un gusto letterario intuitivo ma non un giudizio esplicito e ragionato, poichè il loro lavoro non permette un agevole accesso alla cultura in modo abituale (impiegati, agricoltori, operai).

Tendo a ricavare dalle ipotesi di Escarpit:

A) il criterio del tempo libero come determinante per l'accesso alla cultura;

B) il continuo rimescolamento di leadership nel gruppo dei lavoratori intellettuali (ad. esempio: oggi un gruppo leader appare quello dei giornalisti piuttosto che quello degli insegnanti);

B) come il circuito "popolare" sia oggi appannaggio soprattutto della televisione, che ha quasi sostituito la letteratura "popolare" nei gusti di tali ceti. Anzi, oggi la televisone si può considerare come il vero terreno di cultura popolare. Tale mezzo di comunicazione sembra particolarmente refrattario a dividersi in due tronconi (come altri mezzi): uno dedicato ai gruppi colti e l'altro ai gruppi popolari. Si pensi invece alle dicotomie: musica colta/musica popolare, cinema intellettuale/cinema popolare, arte/artigianato, ecc.. (anche se tali dicotomie possono essere artificiose). In questi casi però l'espressione del mezzo si divide in due e la preminenza non appartiene alla sfera culturale più alta. Forse perchè la televisione non è in grado di esprimere caratteristiche "artistiche"? Notare poi l'importanza del tempo libero a disposizione. Spesso si dimentica che è questa variabile a dettare comportamenti, non solo il danaro, pur importante. Infatti, si assiste a casi evidenti in cui il passaggio di gruppi sociali verso un maggior benessere e con persistente mancanza di tempo libero non dà luogo a miglioramenti "culturali". Tipico è l'esempio dei nuovi "ricchi" che devono dedicare alla loro attività un enorme quantità di tempo e continuano a mantenersi estranei al circuito della cultura, godendo di essa solo in misura riflessa, secondo mode che rimandano ai "canoni " finanziari del gusto di Vebleniana memoria, pur avendone invece i mezzi materiali per accedervi.