Buddismo e senso del mondo nel libro di Hans Kung Cristianesimo e religioni universali

 

Nell'ambito dell'ampio dibattito contemporaneo sulla storia delle Religioni e del loro significato nella visione del mondo e tra gli uomini, un teologo d'origine svizzera, Hans Kung, occupa un posto importante. Insiemi ad altri autori ha, tra l'altro, curato un libro intitolato Cristianesimo e religioni universali (edito da Mondadori) che rappresenta sicuramente un utile e interessante spunto per chiunque abbia un minimo d'interesse per questi argomenti. Non a caso, il libro è stato un pò l'antesignano di un vero e proprio movimento d'opinione, definito movimento per l'etica mondiale, che ha come scopo il descrivere i tratti in comune delle religioni mondiali e di stabilire un elenco minimo di regole fondato su alcune esigenze fondamentali, accettate da tutte. Iniziatore di tale progetto è proprio il teologo cattolico Hans Küng.
Nel libro citato c'è un contributo di Heinz Bechert, uno dei massimi studiosi occidentali del buddismo. Notizie su di lui sono quasi impossibili a trovarsi in lingua italiana. Quindi, per chi conosce il tedesco, rimando a questa pagina della Wikipedia tedesca.
Ad un certo punto Bechert afferma che "... I buddhisti non pensano che il mondo abbia un senso (fuori di se stesso), ma credono che in esso regni un ordine che ha valore al di là dell'esistenza individuale del singolo..."
In poche parole viene esposto un punto essenziale del pensiero buddhistico e del pensiero orientale in genere.
Cerchiamo di allargare il confine della frase e chiedamoci se sia possibile partire da tale presupposto per costruirvi quella che si dice una visione filosofica.
E' possibile solo a patto di uscire dai confini del pensiero buddistico che, per definizione, non accetta un processo razionale del ragionamento e quindi non può definirsi nemmeno una filosofia nel senso di come la intendiamo noi occidentali ed europei.
Interessa però lo spunto ed il seguito dovrebbe appartenere tutto al pensiero occidentale. Sotto questa luce, la frase può essere variata anche se non di molto.
Potrebbe suonare così: il mondo non ha senso ma risulta governato da leggi che creano ordine; quest'ordine trascende l'individuo, nel senso che l'individuo appartiene solo all'ordine ma non ha un senso. Resta un problema relativo alla frase in parentesi nel periodo originale. Infatti, sembrerebbe che il senso uscito dalla porta rientri dalla finestra, solo che questo rientro viene visto come una presunta autoreferenzialità ontologica del senso del mondo.
E' appena il caso di ricordare che un forte filosofo occidentale in termini moderni e cioè ancorato alla logica come disciplina suprema di ragionamento, Wittgenstein, a proposito proprio del senso del mondo era del parere che  fosse fuori di esso! Una misura di come i due pensieri, occidentale ed orientale siano spesso distanti tra loro e come quest'ultimo affascina proprio per la sua diversità.

Non solo. Ampliando il discorso, possiamo anche commentare che il credo di un ordine nel mondo fisico ha visto in occidente uno sviluppo incredibile, tanto che l'indagine su questo ordine è ormai affidata alle solide basi della scienza e della tecnologia. Il bello è che lo stesso accanimento nel trovare l'ordine delle cose applicato alle vicende umane, ha sempre camminato, al contrario, a braccetto con il cercare anche un senso, uno scopo a quest'ordine.  Mentre nel fatto scientifico diamo per scontato che senso e leggi che determinano il fatto siano nettamente separate e si può spiegare il fatto senza dargli un senso, nelle vicende umane non è così. Continuiamo, per vari motivi, a dare un senso o uno scopo all'ordine sociale, alle vite individuali, ecc. pur spiegandone i meccanismi oggettivi che li regolano (scienze psico-sociali, economiche). Non possiamo o non vogliamo abbandonare nel pensiero occidentale, per questi eventi e fatti,  l'ipotesi che non ci sia un senso ma solo un ordine.