Teoria della documentazione

 

Paolo Bisogno, purtroppo scomparso alcuni anni fa, scrisse questa Teoria della documentazione nei primi anni ottanta. Quando cominciava ad affacciarsi prepotente in questo campo l'uso del computer e la parola informatica diveniva d'uso comune. Un pioniere nonchè fondatore dell'Isrds -Istituto di studi sulla ricerca e documentazione presso il CNR

Facendo un paragone tra documentazione e fisica a un certo punto del libro Bisogno nota che anche nella documentazione vale il principio che "al fondo di ogni possibile ragionamento sta la constatazione teorica e pratica che le entità componenti la massa sono in quantità tale che non è posssibile definire singolarmente i loro attributi e il loro individuale e disordinato comportamento allo stato libero".
Morale: poiché una realtà di un sistema non la si può conoscere nei termini dei singoli elementi che la compongono, la si può considerare solo nei suoi comportamenti d'insieme (macro) attraverso il metodo statistico-probabilistico. Un principio potente ed applicato in fisica fin dai tempi delle leggi della termodinamica, ma nelle cose umane?

Oggi tale metodo sta alla base dell'analisi previsionale dei comportamenti umani collettivi. Questo è sotto gli occhi di tutti. Il ragionare in termini di media statistica, effetto di questo tipo di ragionamento è un feticcio cui si aggrappano economisti e sociologi. Notare come ci sia un filo rosso tra scienza-mondo della produzione-società, per cui le analisi condotte tendono ad utilizzare gli stessi metodi. Quali le conseguenze? La creazione di una cultura d'approccio ai problemi nel sociale che non si preoccupa delle "traiettorie" individuali e che scarta sempre più con fastidio il riferimento al destino individuale per le sue analisi e previsioni. L'ideale è per questi apologeti della media statistica un mondo non di uomini con i loro attributi, anche perché singolarmente le molecole individuali sono disordinate e deve essere loro negata validità conoscitiva. Solo conoscitiva? Speriamo!