Impressioni di viaggio: Israele
Articolo e foto di Giulia Di Stefano
Ci sono posti che colpiscono il turista per i monumenti e le opere d'arte, altri per la natura, altri ancora per entrambe le cose. Pochi, però, hanno la caratteristica di farti sentire dentro la storia contemporanea, quella che stiamo vivendo oggi ed adesso, come se il passato non fosse mai finito. Con i suoi problemi e le sue note vicessitudini, Israele è uno di questi: un crocevia che rappresenta uno dei dilemmi politici e sociali del XX e XXI secolo ancora non risolto, proveniente a sua volta dalla notte dei secoli. Da un viaggio della figlia in questo Paese, una rapida ma significativa sintesi delle impressioni avute. Utile magari per chi voglia avere consigli per il proprio viaggio. Se invece volete vedere solo alcune foto del viaggio:
Sbarcati con l'areo a Tel Aviv ci si sposta subito a nord con la macchina in affitto verso Haifa. Nell'albergo (1926 designed apartments) la connessione wifi è gratuita ed il tempo è buono: caldo ma non soffocante come previsto per essere fine agosto! Città un pò strana e miscuglio altrettanto strano di gente. Nel pomeriggio, è possibile sbracarsi sulle spiagge che qui sono belle ed enormi con l'acqua molto pulita. L'indomani ripartenza verso la Galilea, visitando lungo la strada Akko, città fortificata a picco sul mare dei Crociati. Nel frattempo, cerchiamo di contattare un amico che, milanese d'origine, si è stabilito in un kibbutz qui al nord, dato che volevamo passare a visitare uno dei luoghi simbolo della storia sociale israeliana.
Galilea
E' d'obbligo, andando verso la Galilea, visitare la cittadella fortificata di Akko (Acri in italiano) a picco sul mare. Per secoli in mano ai Templari, poi passata sotto ai Mamelucchi e con un tentativo fallito di conquista addirittura di Napoleone. Insomma, da una città con questi precedenti non puoi che aspettarti un mucchio di resti di sale sotterranee dei tempi delle Crociate e di Moschee e mercati arabi. Infatti, gli Ebrei hanno lasciato il centro storico della città e vivono nella zona nuova fuori le mura. Con pochi chilometri di curve di una pseudo autostrada (non a pagamento) ti ritrovi in Galilea, un susseguirsi di colline verdi con vigneti e frutteti, esattamente come te lo aspetti. Si può soggiornare in uno dei tanti B&B appena fuori Tsfat (la città della Cabala), magari davanti ad un'area militare recintata, tanto per non dimenticare dove si è. La sorpresa è che il nostro B&B (Safed Inn) viene gestito da una signora americana che vive qui da molti anni ma ha sistemato il tutto come fosse una farm del Kentucky! Un posto ai confini del kitsch ma con un fascino notevole.
Kibbutz
Andati a trovare l'amico al Kibbutz Sasa. Il tizio è di Milano e nel 1983, quando aveva vent'anni, si è trasferito qui in Israele seguendo il gruppo sionista di sinistra di cui faceva parte. Al kibbutz ha imparato il mestiere di giardiniere e lo pratica tutt'ora. E' il giardiniere della comunità. Ci ha portato in giro per il kibbutz (sorto nel 1949 per iniziativa di Ebrei americani) e ci ha raccontato moltissime cose, sia della vita nella comunità sia degli israeliani in generale. Qui poi siamo quasi al confine col Libano ed hanno vissuto molto da vicino le guerre. Abbiamo visto e toccato con mano un missile katiuscia caduto a suo tempo nel kibbutz! Sarebbe lunghissimo descrivere tutto quello che ci ha raccontato. Nel complesso, a conclusione di questa giornata particolarissima, posso dirvi che il kibbutz mi ha dato l'idea di essere un discendente un pò nostalgico e un pò contraddittorio delle utopie socialiste. Una piccola realtà che funziona sì grazie all'impegno e alle idee dei suoi abitanti ma che prospera però grazie ad un'industria che costruisce blindature per apparati militari americani e israeliani, dove lavorano moltissimi salariati esterni.
Parco naturale Yehudiya
Israele è una terra per lo più arida, tranne che nella zona dell'alta Galilea. Oggi abbiamo fatto una tranquilla e piacevole escursione (quasi tutta in pianura) nella riserva naturale Yehudiya, poco più a nord del lago di Tiberiade, nelle alture del Golan. Sorpresa nel vedere che si paga un ingresso al parco (21 shekel a testa, circa 4 €), non è tanto ma chissà cosa accadrebbe se lo facessero in Italia. Però i sentieri sono ben segnalati e battuti, ti forniscono una cartina prima di iniziare l'escursione e ci sono dei ragazzi al parcheggio di ingresso a disposizione per consigliarti un tragitto adatto a quello che vuoi fare o vedere. Con una passeggiata di circa 2 ore siamo arrivati alle piscine esagonali, ovvero grosse pozze d'acqua dolce lungo il corso del fiume con caratteristiche rocce basaltiche liscissime, che formano colonne esagonali naturali intorno alle pozze. L'acqua è pulita e fresca ma non gelata, quindi bagno favoloso per rigenerarsi. Proseguendo per non molto, si incontra una cascata all'interno di una gola profonda che forma un altro paio di laghetti dove potersi tuffare. L'atmosfera è molto selvaggia e pittoresca. Non c'erano molti turisti in circolazione oltre a noi. Lungo la strada si incontrano anche case diroccate di un villaggio arabo abbandonato, mentre la realtà entrava prepotentemente in scena con aerei militari israeliani che saettavano verso la Siria (che da qui non dista molto) ed abbiamo sentito inquietanti e cupi rimbombi! Ma qui la gente manco alza il naso a guardare, sono abituati. Ad Haifa si vedevano dalla spiaggia tranquillamente a occhio nudo enormi navi da guerra che facevano esplodere bombe in mare e poi rientravano in porto. Inoltre, i centri militari recintati e sorvegliati stanno a ogni piè sospinto, per non parlare delle tantissime ragazze in divisa: qui il militare è obbligatorio per tutti! Domattina lasciamo la Galilea, passiamo per Nazareth e andiamo a Gerusalemme. Stasera passeggeremo per le viuzze di Tsfat, capitale della Cabala ebraica.
Gerusalemme
Si scenda da Tsfat a Gerusalemme percorrendo la strada 90 che attraversa tutta la Cisgiordania, rasentando il confine con la Giordania. Un paio di check point e qua e là filo spinato ma che dire: tragitto suggestivo con strada semideserta che passa per lande desertiche e colli bianchi e brulli sotto il sole a picco. Panorama a perdita d'occhio che non ti capaciti di essere in uno Stato così piccolo. L'Hotel Palatin che abbiamo prenotato sta al centro città. La città vecchia (quella che è chiusa dentro le mura per intenderci) dista una decina di minuti a piedi. La zona è piacevole perché è piena di locali e l'atmosfera è pulita, moderna e più rilassata. Abbiamo subito fatto un giro per il mercato qui vicino su Jaffa road, tipico mercatone medio orientale casinaro e pieno di odori e cibi. Sorprendente per l'eterogeneità delle persone che lo frequentano, ci siamo fermati in un tavolino di un bar strategico per guardarci il via vai di arabi musulmani, ebrei ortodossi e non, pseudo zingari, poveracci di ogni sorta e giovani intellettuali ed alternativi ma anche ragazzi figli di papà con iphone e vestiti firmati. Anche molti fricchettoni di età assortita e i soliti soldati israeliani con mitra al braccio a passeggio. Andando poi verso la porta di Jaffa, per accedere alla città vecchia, incappiamo sorprendemente in una specie di rave a cielo aperto tra le vie del centro. Erano le quattro del pomeriggio ed una folla assurda di giovani (e anche qualche over) aveva invaso un intero isolato bevendo alcolici e ballando musica assordante! Ogni via era fornita di un palco con un certo tipo di musica, per soddisfare tutti i gusti. Su un palco si esibiva un gruppo metal, su un altro una band di indie rock, su un altro ancora il dj metteva musica funky o black e da un'altra parte ancora si ballava trance (techno spinta). I ragazzi in giro avevano collanine con la stella di david e alcuni la kippah. Insomma, era la gioventù ebrea che si scatenava prima dello shabbat (che è iniziato oggi alle ore 19.10 ossia dieci minuti dopo il tramonto e che finirà domani dopo il tramonto). Una festa in grande stile e ben organizzata, tutta all'aperto e gratuita. Però era buffo essere immersi in un'atmosfera da sabato sera nel bel mezzo del pomeriggio.
Prima che arrivasse il tramonto ci siamo dunque precipitati nella città vecchia, per assistere alla riunione degli Ebrei davanti al Muro del pianto. Gerusalemme vecchia è bellissima. Veramente un posto unico e domani ce la gireremo con calma ma è sorprendente vedere in un solo pugno di strade tortuose un agglomerato di Ebrei, Musulmani e Cristiani che ostentano la loro simbologia e le loro usanze. Il Muro del pianto ha davanti una piazza molto scenografica. Arrivare lì col sole del tramonto che illuminava la pietra bianca qui onnipresente e le frotte di Ebrei che accorrevano a pregare, cantare e oscillare sui piedi, col capo chino e gli abiti neri scintillanti è stato uno spettacolo suggestivo. Tra l'altro viene una certa curiosità nel capire un pò le differenziazioni tra una corrente e l'altra di Ebrei ortodossi o meno, perché hanno vestiti differenti. Tra parentesi, per chi ama l'arte visiva, merita sicuramente una visita il Museo di Israele inaspettatamente ricco di opere d'arte moderna ed altro. Una cosa è certa, qui a Gerusalemme e a Tsfat gli Ebrei ultra ortodossi, che tanta preoccupazione destano in quelli più moderati, figliano come arabi ma non lavorano né prestano servizio militare e sono veramente tanti. Hanno abiti neri e bianchi, riccioli lunghi sulle tempie e enormi cappelli al posto della semplice kippah; le donne sono praticamente vestite come suore laiche ma senza il velo, talvolta con un foulard in testa come le musulmane. Ed anche i bambini sono vestiti così come gli adulti già da piccolissimi!
Comunque, nel complesso Gerusalemme ci ha accolti oggi con un miscuglio di sacro e profano veramente singolare. E' indispensabile trascorrere un shabbat (sabato) in questa città, quando tutte le attività ebraiche sono chiuse e si possono comprendere molte cose sugli usi e costumi locali. Infatti, il sabato sera a Gerusalemme tutti fan festa e rotte le righe dopo lo shabbat c'è molta vita. Passeggiando per i viali del centro città, si incontrano persino alcune famiglie di Chassidim (seguaci dello Chassidismo) che parevano gioiose e addentavano grossi cartocci di Falafel oltre alla marea di gioventù cosmopolita sparsa per mille locali a bere. Ultimo giro in notturna nella città vecchia ed una vera chicca: passeggiare sui tetti del Suk (tra i vicoli ogni tanto si trovano delle scalette che portano sui tetti) con luna piena!
Giro conclusivo con salita al Monte degli ulivi e visita alla Spianata del Tempio, dove c'è la famosa Moschea della Cupola della Roccia (80 kg di oro massiccio). E' inutile elencare i tremila luoghi sacrissimi che si possono visitare tra pietre con impronte di Cristo, Maometto, tombe della Madonna e dei Profeti, grotte della Passione, della tentazione. Insomma, in questo gran bailamme di spiritualità può anche venire in mente un'immagine forse un pò pop e un pò sacrilega del tutto: Gerusalemme la si può considerare praticamente come il set di Centovetrine (la soap di Canale5) o il set della Forrester creation (Beautiful): tutto l'immaginabile e l'inimmaginabile (nascite, morti, resurrezioni, tentazioni e tradimenti) sembra essere accaduto negli stessi metri quadri. Possibile? Comunque, osservazioni un pò blasfeme a parte, Gerusalemme è sicuramente una delle città più affascinanti e interessanti che uno possa visitare.
Il Mar Morto è un paesaggio onirico. Un quadro di Magritte, o di Dali. Galleggiare sulle sue acque è surreale. Siamo venuti qui a Ein Gedi allo Youth Hostel, che è l'unica struttura ricettiva e siamo immersi praticamente nel nulla, con davanti questa distesa di fluido piatta e maestosa, che ruba i colori rosati e biancastri dai Monti Giordani che si tuffano nelle sue acque nella sponda opposta. Il cielo ed il silenzio dividono la scena, con qualche stormo di grossi uccelli migratori che ti passa sopra mentre stai - letteralmente - a pancia alla aria a farti il bagno. A riva puoi raccogliere i famosi fanghi e spalmarti liberamente, aspetti che questa specie di pece dall'odore sulfureo ti si secchi addosso e poi ti immergi e ... sorpresa! Galleggi talmente tanto da poter stare tranquillamente persino seduto nell'acqua! Come provi a nuotare e a rigirarti ti senti un feto in una placenta o un astronauta sulla Luna, pazzesco. Godersi il tramonto a mollo non ha prezzo e tutta la situazione ha dell'incredibile: siamo a -411 metri sotto al livello del mare e dentro tutto lo specchio d'acqua non c'è né un pesce né un'imbarcazione in circolazione, non ci sono onde, non c'è muschio né alghe sugli scogli e la temperatura in acqua sarà stata di trenta gradi mentre fuori era di 38 alle sette di sera. Però è molto secco e, incredibile ma vero, se non ti metti sotto al sole non sudi.
Chi vive a Roma o in generale in un paese come l'Italia, di certo è abituato a vedere rovine e aree archeologiche anche enormi ma qui, nel bel mezzo dell'arido deserto che contorna il Mar Morto, c'è un luogo dove i cocci non sono solo bei cocci ed anche il meno sensibile ai reperti archeologici resta travolto dalla forza della testimonianza storica.
Masada, città fortezza arroccata su un'altura che domina il Mar Morto e sede prescelta da Erode per edificarvi un rifugio sicuro contro attacchi nemici ma anche villa di villeggiatura esotica, fu teatro nel 74 d.c. di un incredibile scontro tra la Decima legione fretense romana e i profughi Ebrei Zeloti scappati dopo la distruzione del Tempio a Gerusalemme. Per i curiosi rimando ad un documentario de La Macchina del Tempo e visibile su YOUTUBE.
Il luogo è altamente suggestivo poiché offre un panorama stupendo e il sito conserva perfettamente tutte le tracce dell'assedio alla città e della resistenza eroica degli Zeloti. Sembra di passeggiare nella storia e si viene catturati dalla vicenda passo dopo passo. La vicenda ha dell'incredibile per due motivi. Il primo e piu noto fu il suicidio di massa che gli ebrei Zeloti si auto inflissero quando ormai la presa della città era inevitabile (e per questo eroismo l'episodio viene esaltato dagli israeliani e sionisti, molti militari vengono portati a fare il giuramento qua sopra e le scolaresche hanno la visita obbligatoria a Masada durante le scuole).
L'altra ragione che desta stupore è l'accanimento, la tenacia, lo sforzo gigantesco e sovradimensionato dei Romani che assediavano, capeggiati dal tostissimo Flavio Silva. Intorno alla fortezza di Masada è ancora possibile vedere i chilometri di trincee con mura e torrette e gli accampamenti giganti che i romani costruirono in pochi mesi. Non paghi, si costruirono, nel giro di due mesi, un terrapieno con torretta di 20 metri sulla sommità per arrivare comodamente alle porte della città sull'altura. Tutto questo con una temperatura media di 40 gradi, manco un giorno di pioggia e tutto questo per un migliaio di Ebrei rintanati in una rocca in mezzo al deserto. Beh...quando si dice fare gli "sboroni"!
Consigli utili per visitare Masada: le porte del sentiero aprono un'ora prima dell'alba ed è vivamente preferibile stare lì a quell'ora in modo da godersi lo spettacolo del sole che sorge sul mare e per non rimanere cotti per strada, visto che già così si fatica e si suda (saranno un 400 metri di dislivello belli ripidi ma ci sono più di 30 gradi anche di notte).
Per un pomeriggio rinfrescante dopo la scarpinata, niente di meglio che una passeggiata nell'Oasi di Ein Gedi, nel Parco di Wadi Dadi. Oasi nel deserto, si cammina in un canyon pieno di sorgenti, cascate e laghetti cristallini dove potersi tuffare con intorno una vegetazione folta ed esotica e vari animali tipo antilopi e gazzelle; veramente un paradiso terrestre incastonato tra le rocce roventi.
Rive del Mar Rosso. Cittadina vacanziera di Eilat, meta dei turisti israeliani facoltosi nonché di arricchiti dell'est Europa ed immancabili riccastri russi. Si incontrano anche gruppi non facilmente identificabili, gente che parla arabo ma con un look e un savoir faire da zingari, anch'essi apparentemente benestanti. La gente che si aggira tra questi hotel-spa dalle architetture mastodontiche e kitsch e questi centri commerciali bordo spiaggia, aperti 24 ore, non è esaltante. Eilat è una specie di piccola Miami o Dubai o quanto meno aspira ad esserlo. Il Mar Rosso è caldo e piuttosto pulito anche se sulle sponde, sia lato israeliano che lato giordano (il confine dove sventola una enorme bandiera giordana sta davanti a circa 3 km), si affacciano svariate raffinerie, cementifici e altre fabbriche. Trovo piuttosto incredibile che tra un resort e l'altro di una località turistica con queste credenziali abbiano permesso tante zone industriali, mah! Nonostante tutto c'è anche la barriera corallina. La zona precisa è la Coral Beach Reserve (costa sud di Eilat) e si può noleggiare maschera e boccaglio per fare snorkeling sulla barriera. Altra curiosità: la Dolphin Reef (aperta anche la sera). Si tratta di una spiaggia-delfinario dove paghi un ingresso e stai su una spiaggia attrezzata con davanti il delfinario e puoi praticamente vedere i delfini da molto vicino ed al momento del pasto, il personale che da da mangiare ai cetacei, li fa avvicinare ancora di più al moletto galleggiante dove, sporgendoti, puoi riuscire ad accarezzarli (incredibile la loro pelle setosa). Dentro la Dolphin Reef c'è anche una sorta di SPA in riva al mare con tre relaxing pools circondate da una lussureggiante vegetazione e palafitte in legno con terrazze e divanetti dove qualcosa da bere fino a tardi. Si pagano 180 shekel a testa (circa 35 euro) per due ore nella zona delle piscine rilassanti e sono soldi spesi bene: massaggi nell'acqua, zone con cuscini e roba da bere a volontà, docce e asciugamani in un contesto molto paradisiaco. Tra le piscine c'era anche quella con l'acqua del Mar Morto.
Petra in Giordania: un tentativo costoso di raggiungerla
Ad Eilat, data la vicinanza, si può essere tentati di fare l'escursione in giornata nella famosa Petra in Giordania. Tuttavia bisogna tenere in conto l'avidità dei Giordani che hanno deciso di spremere i turisti fino all'osso. Al limite della rapina e pure fatta passare, speriamo non volontariamente, sotto silenzio. Infatti, la signorina dell'ufficio turistico di Eilat, quando ha visto la nostra sorpresa nell'apprendere che il solo biglietto di entrata a Petra costa il corrispondente di circa 130 euro, ci ha rassicurato che assiste sempre a queste scene, dal momento che quasi nessuna guida turistica si prende la premura di segnalare questo piccolo particolare. Sembra un fatto francamente singolare. La prestigiosa e nota Lonely Planet segnala vagamente la cosa sul suo sito, dicendo testualmente: "It's hard to overrate Petra" ma con cifre un pò diverse al ribasso. I Giordani, in modo furbo, offrono uno sconto del 50% su questo ticket solo se dormi una notte vicino a Petra e quindi faresti quadrare comunque il conto a loro favore. Considerando che andare e tornare sono circa 8 ore di pullman o di taxi, che alla frontiera, oltre ai controlli, ti fanno pure pagare sia in uscita che in entrata altre 40 euro circa di tasse, un'escursione di una giornata a Petra costa non meno di 200 euro a testa. Per quanto sia una meraviglia, onestamente bisogna pensarci sopra prima di fare la gita.
Mitzpe Ramon e deserto del Negev
La tappa successiva è passare dalle folle scintillanti di Eilat alle rocce austere e alle distese sconfinate del deserto del Negev: qui a Mitzpe Ramon, avamposto nel mezzo del deserto con 500 abitanti, la natura che ti attornia è mastodontica e il silenzio delle lande desolate così intenso da assordarti. Una cittadina abitata inaspettatamente anche da molti giovani: artisti, mistici fricchettoni o creativi in cerca di ispirazione. C'è una zona di ex fabbriche nella quale parecchi capannoni sono stati riconvertiti in locali o negozietti di artigianato, dove è possibile prendere cose da mangiare; oltre ad essere molto carino come ambiente, diffondono a tutto volume buona musica. Se si chiacchiera con alcuni dei ragazzi che si sono trasferiti da qualche anno qui a Mitzpe Ramon dopo aver vissuto a Tel Aviv, si scopre che sono come estasiati da questa vita nel deserto. Ti senti dire: "where you can find the great power of the nature or God if you want... where you feel so little comparing with what's around you that all problems seem insignificants". Se vogliamo, frasi dalla tendenza un pò fricchettona ma nelle loro parole si trova sinceramente una ricerca di tranquillità che contraddistingue anche chi ha scelto la vita bucolica di un Kibbutz. Sembra proprio che gli Israeliani o cercano lo sballo e lo sfarzo esagerato in stile occidentale o, al contrario esatto, una vita primitiva e quasi ascetica, senza tante vie di mezzo. Dalla minuscola cittadina si può raggiungere con un'escursione il Parco naturale con certi canyon da fare invidia all'Arizona ed il sito archeologico molto grande e bello di un insediamento abbandonato dai tempi dei Nabatei (III sec a.c.) le cui rovine ben conservate fecero da scenografia ad alcune scene iniziali del musical Jesus Christ Super star: la citta di Avdat.
Generalmente si dice che a Gerusalemme si prega e a Tel Aviv ci si diverte. E' uno di quei luoghi comuni che si dimostrano alla fine sensati e veritieri. Anche se alcune zone centrali fuori dalla città vecchia di Gerusalemme hanno movida e locali niente male, qui a Tel Aviv è comunque un altro mondo. Trascorrendo due shabbat uno Gerusalemme ed uno a Tel Aviv si nota che, mentre nella Holy City (cioè Gerusalemme) possono accadere episodi come sassate sulla macchina lanciate da gruppi di Chassidim per aver osato andare in giro nel giorno del Signore, qui a Tel Aviv durante lo shabbat c'è gente per strada e in spiaggia come se niente fosse; bar e locali per lo più aperti e pieni di persone sedute ai tavoli a qualsiasi ora del giorno. Moltissime coppie omosessuali in giro, se non addirittura comitive intere senza troppi scrupoli nell'abbigliamento e negli atteggiamenti. I locali qui sono ad ogni angolo e sono mediamente tutti arredati e sistemati con gusto, con ampi dehors pieni di tavoli che il clima mite consente. Comunque l'impianto urbanistico di Tel Aviv è estremamente disomogeneo e nell'insieme risulta caotico: tratti con viuzze più antiche, con edifici ben ristrutturati e negozietti e bar alla moda convivono con palazzoni-grattacielo di dubbio gusto sovietico, grigi di cemento e austeri e scrostati come un sorriso sdentato. Abbiamo notato la presenza di molti Russi e in generale gente dell'est Europa mentre di religiosi ortodossi se ne vedono pochissimi e tra i giovani che affollano mare e locali non si vedono kippah in testa né catenine con stella di David appese al collo. Anche l'ampio lungomare è discontinuo nella sua sistemazione come gli edifici della città: alcuni tratti, come l'enorme parco di recente costruzione, che occupa tutto il lungomare dalla zona sud del centro al porto di Jaffa, sono molto curati e invogliano ad essere vissuti. Altre zone sono un pò più trascurate, la spiaggia è sporchina così come l'acqua. Nonostante questo, anche nei punti più brutti non mancano mai docce per sciacquarsi, tettoie per ripararsi dal sole e attrezzi ginnici a disposizione per una notevole quantità di gente di ogni età che fa jogging o ginnastica all'aperto. Gli abitanti sono molto socievoli e attaccano chiacchiera senza problemi. In generale questa cordialità degli Israeliani è generalizzata anche in altri luoghi visitati sarà perchè stranieri, sarà perchè italiani oppure perchè disponibili verso chi gira il loro Paese un pò più a lungo.
Considerazioni conclusive
Anche quest'ultima tappa nella più occidentale e laica città di Israele, conferma l'idea maturata durante tutto il viaggio: è un Paese che merita di essere percorso in lungo e in largo perché, pur nella sua modestissima estensione, racchiude effettivamente un mix di meraviglie storiche, artistiche e naturali incredibili. I posti hanno ciascuno una forte identità e non si scordano facilmente. Parlare ed osservare la gente, poi, non è mai stato così interessante come in questo crocevia di popoli, religioni e, soprattutto, convinzioni. Qui ognuno è convinto di qualcosa e crede fortemente in qualcosa: che sia il Dio creatore nelle sue varie declinazioni, che sia la divisa di un Esercito sovradimensionato, che sia una tradizione o uno stile di vita. Esemplificata da una scritta letta nel bagno di un bar a Gerusalemme (uno dei pochissimi aperti di sabato): "happiness is not a destination, but it's a way of life". Per tutto il paese, le differenze tra un israeliano e l'altro, da Gerusalemme a Tel Aviv, si giocano tutte tra un estremo e l'altro di questa frase.