La Mostra su Vermeer ed il secolo d'oro dell'arte olandese presso le Scuderie del Quirinale a Roma
Anni fa uscì la traduzione in italiano di un romanzo particolare: Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre e risalente a fine '700. Come dice il titolo, il personaggio, costretto in una stanza, la farà diventare il centro delle sue avventure. Perchè questa divagazione? Perchè Vermeer, pittore dalla vita schiva e misteriosa della seconda metà del '600, condurrà un' esistenza molto circoscritta alla sua famiglia ed alla sua casa ed i suoi dipinti traggono quasi tutti spunto dall'autoreferenzialità degli ambienti domestici. Questa specie di autoreferenza pittorica ha molto di suggestivo a prima vista ed ha contribuito al mito di Vermeer, su cui si basa tra l'altro il bel film, seppure un pò romanzato, di Peter Webber La ragazza con l'orecchino di perla. Però è necessario dire come stanno le cose e, per farlo, bisogna inquadrare il tutto nel contesto storico-artistico. Questo contesto non è altro che la pittura cosidetta di genere olandese contemporanea a Vermeer, fatta tutta di quadri (abbastanza ridotti nelle dimensioni) raffiguranti scene di ordinaria vita quotidiana. Tutto questo a causa di una fonte ben precisa: la richiesta di tali quadri da parte di una borghesia olandese già ben strutturata economicamente e socialmente che li voleva appendere alle pareti delle proprie case, proprio come facciamo oggi. Tanto è vero che il rapporto artista-cliente era già regolato da precise regole di mercato, con tanto di mostre (che si tenevano anche nelle osterie e nelle taverne dell'epoca), andando oltre i rapporti classici artista-committente (quasi sempre appartenente alla nobiltà) tipici dell'arte in altri Paesi Europei (compresa l'Italia) dove la borghesia, nel senso sociologico del termine, era ancora di là da essere influente.
Questo importante contesto storico è ben documentato nella Mostra alle Scuderie del Qurinale a Roma tenutasi a Roma tra il 2012 ed 2013, dedicata sì a Vermeer ma, come del resto segnala il titolo, in riferimento al secolo d'oro dell'arte olandese. Del resto, questa scelta di accostare Vermeer ai suoi contemporanei è stata già fatta in una mostra a New York al Metropolitan Museum una decina d'anni fa. Questo accostamento è non solo filologicamente esatto per inquadrare la pittura di Vermeer ma è un esempio lampante per mostrare come un'artista possa discostarsi, con il suo talento, dai suoi colleghi, pur facendo praticamente le medesime cose che gli altri fanno. E' il fattore della genialità che si distribuisce casualmente e che percorre molte delle figure artistiche in tutti i secoli e che fa il diverso. La Mostra è organizzata proprio per rendere evidente questa differenza. I quadri di Vermeer sono pochi rispetto agli altri. Nonostante questo, in ognuna delle sale allestite salta immediata agli occhi la differenza. Per cui la Mostra diviene una sorta di attenta riflessione su questo aspetto così misterioso della genialità nell'arte. Laddove le pur pregevoli e qualche volta molto interessanti opere dei pittori olandesi di genere vengono ammirate, sono subito sommerse dall'unico quadro presente in sala di Vermeer che schiaccia tutti con la sua presenza. Eppure le scene sono analoghe, i personaggi ritratti sono simili. Eppure... tanto che alla fine della Mostra, inevitabilmente ritorna in mente la scena finale del film Amadeus di Milos Forman, dove Salieri pronuncia la famosa frase "mediocri di tutto il mondo, vi assolvo" lui che, musicista di genere dell'epoca, era stato appunto a contatto con il genio di Mozart! Da notare che solo lo scorrere del tempo tende in genere a rendere significative queste differenze ed anche per Vermeer è stato così. Stimato abbastanza in vita ma riconosciuta in pieno la sua grandezza solo dalla seconda metà dell'Ottocento in poi.
C'è una spiegazione razionale per queste differenze? Nel caso di Vermeer secondo me è utile riportare alcune parole dello scrittore Malraux, estimatore del pittore olandese, uno dei tanti se si pensa che Proust adorava questo pittore. Malraux più o meno dice: Vermeer dipinge a differenza dei suoi contemporanei (in primis il pur notevole de Hooch) aneddoti che non sono aneddoti, atmosfere che non sono atmosfere, sentimenti che non sono sentimentali, scene che sono a malapena scene, personaggi che non sono ritratti ed infine sembra che scaratterizzi i suoi modelli e faccia la sintesi dell'universo per ottenere non dei tipi ma un'astrazione sensibile.
Tecnicamente ottiene questo con un sapiente uso di colori difficilmente amalgamabili fra loro, come faceva notare lo stesso Van Gogh. Pignolo nei particolari da dipingere, parco nel numero delle figure dipinte e mai una figura di troppo (ad esempio cagnolini vaganti come nei suoi contemporanei); usava probabilmente la camera ottica per la prospettiva ma poneva sempre un oggetto in primo piano per attrarre l'attenzione dello sguardo e dare profondità. Infine, la luce (quasi sempre da sinistra) elemento fondamentale in Vermeer ed interpretata per dare allo spettatore un senso di calma e dolcezza e nello stesso tempo di realismo, ottenuto spesso con l'uso di gocce di colore puro. Non a caso Thoré, colui che rivalutò dopo il 1860 la pittura di Vermeer, disse "sembra che la luce provenga dal dipinto stesso..." e sarà per questo che i quadri di Vermeer risultano più vividi se visti da una certa distanza, in contrasto con il fatto che alcuni di essi abbiano misure veramente piccole (20 cm circa di lato). Insomma, facendo un paragone moderno con i display, le pitture di Vermeer sembrano massimizzare la risoluzione spaziale percepita (che diminuisce con la distanza dall'oggetto), ottenendo così una straordinaria definizione dell'immagine.
Adesso una breve descrizione della Mostra con alcuni personali commenti di fronte ai quadri più significativi
SALA 1
Appena entrati a destra una veduta del Municipio nuovo di Amsterdam di Jan van der Hayden. Pittura di genere molto gradita all'epoca, quella di particolari degli edifici delle città ed anche degli interni delle Chiese, con le navate. A confronto, davanti a voi, subito uno tra i capolavori di Vermeer: stradina di Delft. Non c'è paragone già al primo confronto, non è necessario essere degli esperti per capirlo. Da una parte un bel quadro come si dice, dall'altra qualcosa di diverso. Meno superficie, soggetto molto più banale, però che differenza! Osservare la parte bassa del quadro, quel bianco sul muro, le tre figure simmetriche per fare prospettiva e la persiana di legno rosso a destra.
SALA 2
Nella sala un notevole quadro: Interno di Chiesa gotica di Emanuel de Witte. Come detto, un soggetto che andava per la maggiore. Quello che incuriosisce è un altro quadro più avanti sempre suo (Interno della Chiesa Nieuwe a Delft). E' di una fattura a mio parere migliore del quadro più grande precedente. Questi pittori olandesi di genere danno il meglio su quadri di ridotte dimensioni. Di una dimensione notevole è invece il quadro di Daniel Vosmaer, Veduta di Delft da una loggia immaginaria. Molto accattivante, luminoso e, come dice il titolo, anche immaginato. Veramente notevole con un alto grado prospettico accentuato dal pavimento a scacchiera. Per la cronaca, soffermarsi sul quadro di Egbert van der Poel e riproducente una veduta di Delft con l'esplosione del 1654. Quadro di routine ma che ricorda l'episodio sciagurato dell'esplosione della polveriera a Delft che causerà danni economici a Vermeer che non ha quadri esposti in questa sala.
SALA 3
Qui è esposta un'opera giovanile di Vermeer: Santa Prassede che è praticamente una copia del quadro dell'italiano Felice Ficherelli. L'unica differenza nel soggetto è l'aggiunta di un crocefisso nella mano della Santa. Colori più accesi. Quadro molto lontano da quelli usuali di Vermeer. Utile leggere il pannello che spiega come probabilmente Vermeer venne a conoscenza del quadro e che mostra le dinamiche con le quali all'epoca era possibile per un'artista venire a contatto con altre opere di artisti lontani migliaia di chilometri.
SALA 4
Da segnalare il quadro Due uomini che fumano e bevono di Adriaen van Ostade. L'atteggiamento delle due figure, specie quello con la pipa, ricorda un pò i soggetti di Pieter Bruegel. Di seguito finalmente un quadro di Pieter de Hooch: Due soldati e una cameriera con trombettiere. Pittore con forti affinità rispetto a Vermeer, tanto che alcuni quadri di Vermeer in epoche passate venivano attribuiti a de Hooch. In effetti se osservate il bianco usato da de Hooch, ha forti analogie con il bianco di Vermeer. Una menzione per la grazie delle movenze dei soggetti merita il quadro di Gabriel Metsu: Suonatore di violoncello. La ragazza porge uno spartito al suonatore che sta accordando lo strumento mentre un ragazzo assiste incuriosito alla scena affacciato da un ballatoio in alto, veramente una scenetta deliziosa. Anche questa sala non ha dipinti di Vermeer.
SALA 5
In questa sala il livello dei quadri della pittura di genere sale. Subito due dipinti di de Hooch. Il primo veramente notevole: Giocatori di carte in una stanza illuminata dal sole. Ragguardevole la figura intenta ad entrare che catalizza l'attenzione dello spettatore. L'altro s'intitola Ritratto di famiglia in cortile a Delft. Quest'ultimo praticamente una fotografia all'epoca in cui la macchina fotografica non esisteva. Le famiglie borghesi volevano il ricordo della parentela riunita proprio come i nobili ed i pittori di genere servivano anche a questo. Un altro quadro da notare, quello di Gerard ter Borch intitolato Curiosità. Ma ecco il confronto con Vermeer e la sala espone Giovane donna con bicchiere di vino. Qui si percepisce che non è la tecnica a fare la differenza tra l'artista di mestiere ad alto livello e quello che rasenta la genialità. Semmai è l'uso molto personale della tecnica e dall'altro quell'indecifrabile diversità d'approccio alla creazione artistica.
SALA 6
Questa sala serve a rafforzare tale convinzione. Infatti, dopo aver osservato un pur mirabile Ritratto di fanciullo con cappello di Michiel Sweerts, la nostra attenzione non può che essere per un quadretto piccolo, circa 20 cm di lato, eppure devastante nel risultato. Sembrerebbe che un quadro così piccolo (apparteneva ad una collezione privata ed il proprietario lo teneva sul pianoforte!) sia da osservare da vicino. In realtà non è così, già a distanza di metri colpisce e mantiene intatto tutto il fascino. Straordinaria capacità pittorica di Veermer. Stiamo parlando del quadretto (sic!) Ragazza con il cappello rosso, un capolavoro. E' proprio il caso di dire 20 cm quadrati di perfezione. Notare che il soggetto prende luce da destra ed è una diversità rispetto alla regola in genere seguita da Vermeer, dove le scene ricevono luce da sinistra.
SALA 7
Dopo la sala precedente che fa vedere la differenza tra il nostro ed i pittori di genere sui ritratti, questa sala fa vedere la differenza nel campo delle scene con soggetti a sfondo musicale. Da segnalare una pregevole opera di Gerrit Dou raffigurante Donna al clavicordo. Stupendo panneggio della tenda a destra e una curiosità sullo strumento che, appoggiato su un tavolo, sembra essere veramente una tastiera portatile dell'epoca. E' infine presente anche una persiana rossa che ricorda quella presente in Veermer nell'opera la Stradina vista prima. Sempre sul genere musicale Caspar Netscher è presente nella sala con un bel quadro: Compagnia musicale. Al di fuori del genere musicale, invece, il delizioso quadro di Hendrick van der Burch intitolato Donna con un bambino che fa le bolle di sapone in giardino. Siamo all'apoteosi della scenetta di vita quotidiana. Vermeer si impone, ovviamente, anche in questa sala con una scenetta di genere musicale: la Suonatrice di liuto. Vermeer usa qui sapientemente colori tenui, tendenti al bruno dando un senso di monocromaticità. Geniale la resa della sfocatura nella zona del volto, girato verso la finestra da dove viene la luce. Una trovata di Vermeer, probabilmente ricavata dall'osservazione con la camera ottica, dove, se il soggetto non è messo a fuoco, si crea un alone luminoso intorno ai contorni.
SALA 8a
Sala senza Vermeer. Da segnalare un quadretto (nelle dimensioni) di Frans van Mieris con Donna che dà da mangiare a un pappagallo. Colpisce l'uso dello sfondo nero. Poi un Gerrit Dou con un soggetto abbastanza comune, quello dell'astronomo, qui ritratto a lume di candela con un effetto di chiara derivazione caravaggesca e che ricorda alla lontana il grande Georges de la Tour.
SALA 8b
In questa sala, un pregevole dipinto di J. P. Elinga raffigurante un Interno con uomo, donna che legge e cameriera. Notevole la profondità del quadro ed il gioco della luce proveniente dalle due finestre mentre lo specchio riflette il pavimento. Finalmente un altro Vermeer con un soggetto sempre d'origine musicale: Giovane donna seduta al virginale (un derivato più piccolo del clavicembalo). Anche qui il maestro si supera. Nonostante le dimensioni sempre minuscole (20 cm di lato circa) il quadro non perde nitidezza visto a distanza. Risultato ancora più difficile da ottenere dato l'uso di colori tenui e non particolarmente vivi.
SALA 9
Degno di nota un Gabriel Metsu che raffigura una Donna che legge una lettera. Forse il più simile allo stile di Vermeer presente nella Mostra. Interessante il particolare, un pò enigmatico, della cameriera che scosta una tendina e scopre un quadro affisso alla parete. In questa sala Vermeer si ripete con una Giovane donna in piedi al virginale. Potete scegliere quali dei due dipinti vi piaccia di più, anche se noterete la diversa composizione dei due quadri, a parte la postura delle giovani donne. Qui un poderoso gioco di simmetria ottenuto con tre dipinti raffigurati di cui uno sul virginale ed ammirate la presenza del famoso blu oltremare (ottenuto con i lapislazzuli). La sedia in primo piano è l'oggetto che in questo caso Vermeer usa come introduzione al quadro da parte del vostro sguardo.
SALA 10
L'ultima sala ci riserva una sorpresa. Prima però citiamo un quadro di Cornelis de Man intitolato Giocatori di scacchi. La sorpresa è un Vermeer atipico. Quadro grande e soggetto completamente diverso, a sfondo religioso. Si tratta dell'Allegoria della fede. Il dipinto fa dimenticare di colpo il Vermeer visto (a parte la Santa Prassede opera però giovanile) e quello conosciuto. Quadro complesso di un respiro tutto diverso, con i colori sempre suoi ma sia il soggetto che la composizione rimandano ai classici dipinti di questo genere che non hanno nulla a che vedere con le scene di vita quotidiana. Certo, c'è dietro la spiegazione della sua cattolicità in un paese calvinista, la forza dell'allegoria, ecc. Tuttavia si ha quasi la sensazione che Vermeer ne avrebbe fatti altri di quadri così e che la sua vena artistica fu probabilmente interrotta dalla morte piuttosto prematura ed improvvisa a 43 anni.
La Mostra non presenta, come avrete notato, molte opere di Vermeer e non c'è ovviamente il suo quadro forse più famoso, quella Ragazza con il turbante o con l'orecchino di perla, la cui doppia denominazione è dovuta alla famosa perla con riflesso al suo orecchio, un capolavoro assoluto ormai assurto ad icona insieme ad altri dipinti nei secoli. Però la Mostra ha il pregio di farci vedere quadri di questo grande artista sparsi per il mondo e poco visti in Italia, inquadrati in un giusto contesto storico-artistico. Probabilmente ne uscirete magari con la voglia di un viaggetto all'Aja in Olanda al Museo Mauritshuis per vedere la Ragazza con l'orecchino di perla e la Veduta di Delft, considerata una delle vedute dipinte più straordinarie mai fatte e citata nella Recherche di Proust. Perchè una cosa è certa: i dipinti di Vermeer appartengono a quelli che non rendono bene riprodotti in foto e vanno visti, come si dice, 'dal vivo'.
Segnalo un sito (in inglese) dove troverete tutto su Vermeer. Lo stesso stesso sito ha una sezione a parte in italiano dove potrete trarre molte notizie utili e dedicata alla Mostra alle Scuderie. Infine il link ad un documentario della RAI intitolato 'I silenzi di Vermeer' con lo storico dell'arte Tommaso Montanari. Per farsi un'idea della Mostra e di come era un video di Youtube insieme alla curatrice della stessa: