Il film Cosmopolis di David Cronenberg: ovvero l'adattamento dal libro al cinema

 

Presentato a Cannes 2012, il film non ha avuto il successo sperato. Una mezza delusione, insomma. Il pur talentuoso ed enigmatico regista canadese non è riuscito a mantenere le promesse? Dipende. Per questa recensione partiamo dal presupposto che la sua promessa era tirare fuori un film da un difficile ed omonimo romanzo allucinato dello scrittore americano Don DeLillo uscito alcuni anni fa ed appartenente in pieno al genere delle distopie. DeLillo è un autore della cosidetta letteratura postmodernista americana che annovera tra essi uno dei miei autori preferiti, Thomas Pynchon. De Lillo non è conosciutissimo in Italia e lo dimostra il diverso peso sulla Wikipedia in inglese e quella italiana. Questo è un male e quindi già il film ha questo di buono: aumentare la notorietà di uno scrittore non facile ma che merita. Comunque, a parte questa digressione, gli strali si sono ovviamente concentrati sulla poco riuscita trasposizione cinematografica del romanzo d'origine, concludendosi con la solita: meglio il romanzo o il film? E' una domanda spesso ricorrente e, qualora il film sia un adattamento di un'opera letteraria, è la prima cosa che gli spettatori commentano all'uscita. Il film di Cronenberg è un caso direi esemplare di adattamento, non perchè sia fallito come a molti è parso ma perchè contiene tutte le problematiche della trasposizione cinematografica, non ultima l'intrinseca difficoltà dell'opera originaria ad essere adattata per il cinema. Sono stati scritti fiumi d'inchiostro su cinema e romanzo e sulla messa in pellicola delle opere letterarie. Si può citare, a caso, il bel libro del semiologo Seymour Chatman (La struttura narrativa nel romanzo e nel film). In particolare il capitolo dedicato allo spazio della storia nel film, dove si dice una cosa sacrosanta. Cioè che nel cinema lo spazio  della storia è analogo (seppur bidimensionale) alla realtà e quindi paradossalmente "letterale" rispetto a questa, mentre nella narrativa verbale lo spazio è "astratto" e richiede una ricostruzione mentale. Ed infatti è proprio questa che ritorna implacabile ogni volta che un film è tratto da un'opera letteraria. Ogni spettatore si è giustamente "costruito" un suo ambiente, si è immaginato i suoi personaggi leggendo le parole scritte e vederle trasposte da un altro fa un effetto estraniantee fatalmente incline alla delusione, non c'è nulla da fare. Siano romanzi classici o di fantascienza o quant'altro, è difficile che si esca dicendo: "è proprio come immaginavo..." Nel caso specifico del film di Cronenberg, soccorre per fortuna l'autore del romanzo stesso DeLillo che non sembra contrariato dalla trasposizione cinematografica, anzi. Quindi, direi che il caso è risolto, almeno nel film di Cronenberg e devo dire che concordo in pieno con tutte le impressioni di DeLillo, compreso l'elogio del dialogo finale, un pezzo di bravura anche se molto teatrale. Per fugare ogni dubbio, guardate questo video in cui DeLillo sta a braccetto con Cronenberg.

Quindi, almeno in questo caso, la riduzione cinematografica pare essere stata approvata formalmente dallo stesso autore del romanzo. Del resto, basta leggerlo per accorgersi che interi dialoghi sono finiti pari pari all'interno della sceneggiatura. E allora? Allora la questione è un'altra: non è affatto automatico che una corretta riduzione formale di una buona opera letteraria produca un buon film. Il film in questione è infatti molto interessante ed anche intrigante in parecchie scene ma per alcuni può presentare comunque difetti che lo fanno un pò deviare dal capolavoro. Per dirla in breve: di una riduzione cinematografica bisogna valutarne solo il cosidetto "specifico filmico" senza pensare troppo all'originale. Che il cinema abbia un suo specifico linguaggio, piuttosto complesso lo si dimostra pensando al contrario: difficile citare casi di film che hanno poi ispirato opere letterarie (ed anche teatrali mentre il contrario esiste). Non è un caso che i film pieni di effetti speciali diano invece luogo ai videogiochi, basati sulle vicende del film.

Il film va comunque visto, non fosse altro perchè la storia (immaginata da DeLillo nel 2003) è tremendamente attuale ed ai limiti della profezia, alla luce dei recenti crack finanziari americani e della nostra crisi dell'Eurozona. Proprio questo incredibile contenuto profetico è, credo, il fattore decisivo che ha convinto Cronenberg a girare un film sul romanzo.

 Ecco il trailer: