Il film Lobster di Lanthimos: una recensione

 

Uno tra i film più bizzarri usciti ultimamente nelle sale cinematografiche, questo Lobster di Yorgos Lanthimos, regista quarantenne d'origine greca e che già aveva fatto parlare di sè per un'altra opera un pò strana: Alps del 2011. Premio della giuria a Cannes 2015. Il film appartiene, a grandi linee, al filone delle cosidette distopie. Rappresenta una società (non necessariamente futuristica) in cui le persone devono essere obbligatoriamente accoppiate, non importa di quale sesso. Proibito vivere da single. Pena il ricovero in una struttura simil-alberghiera per un certo periodo alla ricerca di un possibile partner (non importa di che sesso). Scaduti i tempi, chi non ce l'ha fatta viene trasformato in un animale a sua scelta. Il protagonista sceglierà di diventare un'aragosta, da qui il titolo in inglese del film. Come tutte le distopie, ci sono i ribelli a questo stato di cose, cioè i solitari che lottano anche con la violenza per esercitare il loro diritto ad essere single. Ora già questa trama è alquanto originale. Ma il film non si accontenta. Perchè si carica di altri intrecci che complicano il tutto. Già l'inizio del film è la fine del film. Infatti tutta la scena iniziale resta incomprensibile fino a che la trama non comincia a svelare questa strana storia. Poi i ribelli, che fondano una sorta di comunità sono peggiori nei loro comportamenti di chi li vuole per forza accoppiati. In genere nelle distopie buoni e cattivi sono ben distinti, come nei gloriosi film western. Qui invece il protagonista sostanzialmente passando ai ribelli cadrà, come si dice, dalla padella nella brace. Ma è la sapiente gestione di una certa atmosfera che confersice al film un continuo senso di ambiguità che lascia interdetti. Intanto, in modo intelligente, non si dà conto del perchè tutto questo avvenga. L'ambientazione è normale, riferita ai nostri giorni. Quindi questo spiazza lo spettatore. Inoltre i personaggi hanno una psicologia altrettanto inquietante come l'intera trama. Ovvero, sono totalmente inerti. Dante li avrebbe messi tutti nel girone degli ignavi e accidiosi. Infatti, immedesimandosi nella trama, uno si aspetterebbe che gli ospiti dell'albergo si diano da fare come matti per accalappiare un partner, compreso il protagonista. Soprattutto, con la prospettiva di essere trasformati in un animale, senza troppo guardare al sottile, cioè se belli o brutti, detto papale papale. Invece no. Il protagonista (un Colin Farell di spessore e appositamente un pò imbruttito), nonostante il passare implacabile dei giorni, fa il sottile, rifiuta. Ai limiti dell'esilarante, la scena in cui una tizia (forse la più sana di mente in quell'albergo) si autopropone pesantemente raccontando le sue qualità nelle performances sessuali. Senza ottenere risposta. Questa spocchia porterà il protagonista a scegliere proprio la persona sbagliata e questo solo perchè ha un debole per quelle con i capelli corti. Ora, nessuna persona di buon senso in quelle condizioni starebbe a fare questi distinguo. Tutto questo crea un clima di assurdo che rende più arguto il film. Poi le scene della caccia. Sadicamente gli ospiti dell'albergo sono portati nei boschi a sparare ai solitari che lì si annidano nascosti e ogni solitario ammazzato vale un giorno di più, come bonus. Oppure quella tremenda a casa dei genitori del capo dei solitari (donna) dove loro suonano, chitarristi dilettanti, il brano 'jeux interdits'.... A proposito: colonna sonora intelligente e anche colta, con brani di Richard Strauss e Britten. Sulla tecnica cinematografica si vede che pesa un pochino in Lanthimos la provenienza da esperienze come spot pubblicitari e video musicali. Mentre la sceneggiatura risente favorevolmente del suo interessamento per il teatro sperimentale. In complesso, un film che sicuramente suscita giudizi contrastanti e tendenzialmente dicotomici, cioè piace o non piace. Personalmente merita tutte le tre stelle e mezza, quasi quattro.

Ecco il trailer ufficiale del film: