Il film di Marco Bellocchio Sangue del mio sangue: una recensione

 

Film presentato al Festival di Venezia del 2015. Diciamo subito che si esce dalla sala un pò frastornati e questo, in genere, è una peculiarità di certi film di Marco Bellocchio. A voler essere precisi, Bellocchio ha girato Sangue del mio sangue come un film pesantemente allegorico. Come tutte le allegorie un concetto più o meno astratto viene trattato attraverso un'immagine, un racconto, ecc. Lo spettatore però all'uscita si domanda: sì, ma qual'è il concetto astratto sotteso? Qui sta il bello. Il film è talmente allegorico che la sua complessità lo fa inquadrare nelle allegorie la cui interpretazione è prettamente soggettiva. Volendo riassumere si potrebbe dire che ci si può leggere un'allegoria del Potere, dei caratteri storici che contraddistinguono l'Italia ma anche altro. Sentendo le dichiarazioni ufficiali rilasciate da Bellocchio, se ne ricava che potrebbe anche essere l'allegoria di certe vicissitudini strettamente personali del tutto autobiografiche. A cominciare dal titolo che ha un riferimento non casuale con gli attori presenti nel film: ben tre parenti del regista medesimo.

L'effetto estraniante viene ottenuto con una libertà quasi totale nel canovaccio narrativo. In certi momenti sembra di vedere uno di quei film fantasy con intrecci volutamente ambigui. Ad esempio l'uso degli stessi volti dei personaggi che si ripetono nelle due sezioni staccate temporalmente con le quali è stato fatto il film, sezioni che però sono lontane ben 4 secoli tra loro! Sorgono allora domande del tipo: perchè il personaggio del conte Basta ha lo stesso volto dell'abate a capo del convento nel 1600? Perchè il fratello del prete suicida nel 1600 ha lo stesso volto del truffatore dozzinale dei nostri tempi? Tutto a libera interpretazione dello spettatore. Infatti Bellocchio ha detto di aver voluto girare il film senza seguire una logica precisa, quasi ad esprimere una totale libertà nel narrare cinematografico. Sembra di assistere, a tratti, al mitico film Helzapoppin ma non in chiave comica. In più aggiungiamoci i riferimenti al 'doppio' continui: i fratelli sono gemelli, due sono le donne che seduce, due sono le chiavi del convento gettate nel fiume, ecc. Insomma, lo spettatore è travolto da una complessità interpretativa che, comunque, non è mai troppo pesante o eccessivamente filosofica. Però alla fine fa sentire il suo peso nel giudizio. Nel senso che il film dà alla fine una sensazione di volere 'troppo' e quel troppo è un pò sfuggito di mano al regista.  Ecco, si può dire che Sangue del mio sangue è un film scettico girato in modo allegorico, dove la parola 'scettico' è usata proprio nella sua etimologia: nulla è certo, tutto è dubbio e nel frattempo sospendiamo il giudizio. Sarà per questo che le recensioni, pur lodando le intenzioni e riconoscendo l'onestà dell'autore (qualche spettatore poco avvertito potrebbe anche pensare che il film sia un pò intellettualmente gigionesco), stentano a fargli superare le 3 stelle su 5. Come dire buono ma nella media.

Il trailer ufficiale: